Speaker
Dr
Luigi Prisco
(Centro Studi Tradizioni Nautiche (CSTN))
Description
Partendo da due documenti contenuti nei corposi volumi della cancelleria angioina è possible ricostruire le tecniche di alaggio e di varo delle imbarcazioni utilizzate negli arsenali di periodo angioino. Per fare ciò bisogna attuare un’ attenta analisi filologica di alcuni termini presenti nei due documenti in questione. Il primo è in francese vernacolare, datato 1279, e riguarda alcuni lavori di fortificazione di uno degli arsenali della città di Napoli. In particolare, si chiede di rifornire tutti gli arsenali del resto della Campania di strumenti utili per l’alaggio e il varo delle galee. Tali strumenti prendono il nome di: *basses*, *rustiques*, *paratis*, *argans*, *traitors* de *chanvre*, *tailles*. Il secondo documento è invece in latino-medievale ed è datato 1272, e anche qui, in occasione di lavori di cui necessitava l’arsenale di Messina si consegnano alcuni strumenti per agevolare l’alaggio e il varo delle galee nell’arsenale. Questi strumenti sono quasi praticamente gli stessi affidati agli arsenali campani del documento precedente ma scritti in latino: *petias basarum*, *palatas*, *arganos*, *agumina* *grossa*, *tallias* *magnas*. Tramite l’interazione con altri documenti coevi e successivi è possibile risalire al significato di ognuno dei termini degli strumenti sopradetti e di conseguenza ricostruire le techiche di alaggio e di varo utilizzate, e inoltre comprendere come queste non siano affatto cambiate nel passaggio tra medioevo ed età moderna. Una volta sciolti i dubbi sul come un’ imbarcazione potesse effettivamente entrare o uscire dall’arsenale, capiremo tramite l’analisi di un altro documento della cancelleria angioina come questa potesse, invece, permanere al suo interno, evitando che agenti come l’umidità e la corrosione la intaccassero.
Primary author
Dr
Luigi Prisco
(Centro Studi Tradizioni Nautiche (CSTN))